La vita quotidiana è una vita monotona, spesso frenetica, in cui la società ci chiede di essere uomini “seri” e concreti, dove non c’è spazio per le cose fantasiose e “futili”. Di questo mondo fa parte anche il coprotagonista de Il Piccolo Principe, un aviatore che, a causa di un guasto al suo aereo, si trova disperso nel deserto, lontano dalla società. Questo incidente apparentemente catastrofico gli dà la possibilità di riflettere sul vero senso della vita che è lontano anni luce da quello proposto dalla società contemporanea.
In questo percorso però non è solo: ad accompagnarlo c’è il Piccolo Principe, una presenza quasi fantasmatica, un “mistero sovraccarico” -come lo definisce l’aviatore- che ci ricorda un po’ Gesù che si fa uomo per salvarci e indicarci la strada corretta da seguire per una riconciliazione con Dio. Il Piccolo Principe gli narra storie di pianeti lontani e fa richieste apparentemente assurde “senza alcuna spiegazione” come, ad esempio, il disegnare una pecora: proprio come Dio che ci indica la strada da percorrere ma in modo non esplicito, con prove a volte difficili e a cui non sempre sappiamo dare un senso.
Questo momento di deserto offre la possibilità all’aviatore -attraverso i racconti delle visite che il Piccolo Principe fa in diversi pianeti- di riflettere sulle vite “vuote” degli uomini di oggi: cercano solo di apparire come fa il Vanitoso (e a cui il Piccolo Principe fa notare che “se ti ammiro, tu che te ne fai?”); cercano l’approvazione altrui come il Monarca che il Piccolo Principe incontra su un pianeta; sono sempre di fretta e non sono mai contenti dove stanno (perché proiettati già su quello che faranno dopo); in cui ogni minuto è prezioso e si fa di tutto per non perdere tempo e risparmiarlo ove possibile; si cerca di avere tutto, c’è una smania di possesso verso i beni materiali tanto bramati dall’Uomo d’affari che vive in uno dei pianeti . Tutti questi comportamenti portano a un circolo vizioso come quello dell’Ubriacone che ammette al Piccolo Principe di bere perché si vergogna di questo suo vizio.
Quando il Piccolo Principe fa domande e parla, l’aviatore è indaffarato, si occupa di “cose serie”, non dà ascolto alla propria interiorità. Spesso anche a noi capita di comportarci in questo modo ma con la Quaresima possiamo avere l’occasione di sperimentare questo “deserto”. Possiamo rallentare il ritmo della nostra vita frenetica, prendendoci del tempo e dando spazio alla nostra interiorità, alle cose essenziali e veramente importanti della vita, al rapporto con Dio e alle relazioni umane: dovremmo imparare a prenderci cura degli altri ed essere, come il Piccolo Principe, “fedeli ad un fiore”. Come lui addomestica la volpe, anche noi dovremmo reimparare ad “addomesticarci” ossia a creare dei legami, cosa che gli uomini non fanno da molto. Il tempo, che il Piccolo Principe perde dietro alla sua rosa, l’ha fatta diventare importante: così il tempo che noi “perdiamo” per le relazioni dà ad esse valore.
Il nostro augurio è quello di vivere questa Quaresima, tempo penitenziale, come un tempo di riflessione personale, facendo luce sull’essenziale della nostra vita, che spesso “è invisibile agli occhi”.