Poi vorrei…saper dire sì

Poi vorrei…saper dire sì

Durante la pandemia abbiamo cominciato a vivere in maniera sempre più frequente, in modo quasi vitale, la realtà virtuale che è anche reale perché è stata, e ancora è, l’ambiente che ci ha permesso di restare in contatto e di vivere le nostre relazioni, a distanza. In questo contesto è nata, tra le tante, una pagina Instagram che si chiama @poivorrei, dove chiunque poteva inviare il proprio “poi vorrei” e quotidianamente i più belli venivano pubblicati con indicati il nome e l’età di chi l’aveva scritto.

Ne è scaturita una raccolta di desideri dei giovani, più o meno profondi, di cose che ci mancavano, di sogni per il futuro, di sete di normalità. Si è formata una sorta di comunità (non a caso si dice community in gergo social) dove prima o poi ci siamo sentiti accomunati da qualcosa, ci siamo ritrovati in una frase altrui e questo ci ha fatto sentire meno soli.

Erano giorni di attesa, ma di un’attesa brutta, fatta di paure, di incertezze, di solitudine, attesa della fine di qualcosa, mentre oggi siamo -o dovremmo essere- una comunità in attesa di qualcosa di bello, di una vita nuova, che si genera inaspettatamente, per stravolgere i piani ma anche per portare luce.

Maria, 16 anni, magari avrebbe potuto pensare “poivorrei non toccasse a me”, “poivorrei essere pronta”, “poivorrei che mi credessero”, “poivorrei capire perché”, “poivorrei una vita normale”…e invece ha detto solo, semplicemente “sì”!
“Sì” con fiducia, con abbandono, senza altri “poivorrei”.

In quel sì, c’era già tutto.

Nelle nostre vite c’è già tutto se proviamo a riempire quest’attesa di fede anziché di aspettative, di rimpianti e di rimuginare sui nostri limiti.

Concludo con le parole di un poeta e drammaturgo francese, non credente poi convertitosi al cattolicesimo, durante il canto del Magnificat, una notte di Natale di tanti anni fa. Anche la sua preghiera suona piena di “poivorrei”, dei “poivorrei saper dire sì come te” ma non c’è un modo giusto per dirlo se non con tutto il cuore. Solo affidando a Maria le nostre resistenze, le nostre fatiche, i nostri “poivorrei” si fanno forti del suo coraggio e si trasformano in un unico grande desiderio: “poivorrei essere amore”.

 

Maria, vorrei che il mio “sì” fosse

Maria, vorrei che il mio “sì” fosse

semplice come il tuo, che non avesse astuzie mentali.

Vorrei che il mio “sì” come il tuo,

non mi mettesse al centro ma a servizio.

Vorrei che il mio “sì” al disegno di un altro,

come il tuo, volesse dire soffrire in silenzio.

Vorrei che il mio “sì”, come il tuo,

volesse dire tirarsi indietro per far posto alla vita.

Vorrei che il mio “sì”, come il tuo,

racchiudesse una storia di salvezza.

Ma il mio peccato, il mio orgoglio,

la mia autosufficienza, dicono un “sì” ben diverso.

Il tuo sguardo su di me, Maria,

mi aiuti ad essere semplice,

una che si dimentica,

una che vuole perdersi nella

disponibilità di chi sa di esistere,

da sempre, soltanto come un pensiero d’amore.

Amen.

(Paul Claudel)