Meeting 2025 – Se ti dico futuro?

«Se ti dico futuro?».

Questa domanda, posta virtualmente ai giovani di oggi, riesce ad intercettare non solo la loro esigenza di poter pianificare le proprie scelte professionali e di vita, ma di esplorare altresì una dimensione più profonda. Perché alla fine, parlare di futuro, significa parlare di felicità!

È un modo per chiedersi: «Cosa devo fare nel prossimo tempo per essere felice?».

«È difficile dire come mi vedo tra dieci anni, afferma Paola, 25 anni. Andrò in una direzione o in un’altra? Spero di ricevere dei segnali forti che mi aiutino ad intuire la mia strada per essere felice».

Per le generazioni più giovani, in particolare la Generazione Z (nati indicativamente tra il 1997 e il 2012), rispondere a questa domanda risulta sempre più complesso. Il mondo in cui crescono cambia ad una velocità senza precedenti: è più interconnesso, instabile e imprevedibile. Costruirsi una famiglia o comprare una casa è diventato più difficile rispetto al passato.Allo stesso tempo, però, le possibilità di fare esperienze, studiare, viaggiare e conoscersi meglio si sono ampliate notevolmente. La narrazione dominante, spesso veicolata dai media e dai social, propone l’idea che ognuno possa diventare qualsiasi cosa in qualsiasi momento.

Questa incertezza diffusa, se per alcuni rappresenta un’occasione di libertà e apertura, per molti altri è invece fonte di ansia e preoccupazione per il futuro.

Papa Leone XIV, durante il Giubileo dei Giovani vissuto quest’estate a Roma, ha esortato i giovani ad aspirare ai “carismi più grandi” (1Cor 12,31) per loro vita e per la vita dei fratelli e delle sorelle accanto a loro. Li ha invitati a percorrere l’”avventura della santità” per essere segni di speranza: “sale della terra” e “luce del mondo” (Mt 5, 13-16). La Chiesa guarda ai giovani come necessari agenti di cambiamento per la società.

Ma per poter vivere tutto ciò è fondamentale non perdere la capacità di sognare in grande, la capacità di saper rischiare le proprie idee e di rischiare se stessi per un’idea o per qualcuno.

Gli antropologi A. Escobar e M. Osterweil (2024)affermano:«Veniamo attivamente privati del futuro, perché mentre ci affrettiamo a mettere al sicuro i nostri futuri individuali a breve termine, erodiamo la possibilità di un futuro a lungo termine per tutti».

Eppure l’ottimismo di molti giovani non è ingenuo, ma una forma di speranza che viene spesso accompagnata da un impegno attivo nella società.

Lasciamoci interpellare su questo tema attraverso le provocazioni della Dott.ssa Katia Provantini, psicologa e psicoterapeuta dell’istituto di Milano “Il Minotauro”.