«Gli anziani dicevano: “L’anima è una fonte. Se la scavi, si purifica; se vi getti della terra, scompare”»
(Collezione anonima/Nau 100)
In questo brevissimo detto ci viene offerta una stupenda immagine della vita spirituale. E’ l’immagine della fonte che sgorga nelle profondità del nostro essere e permette alla nostra esistenza di essere continuamente fecondata e rigenerata. L’immagine della fonte nascosta, che all’improvviso appare e offre la sua acqua, richiama la misteriosa fedeltà dello Spirito che senza sosta zampilla nel nostro cuore.
“Lo Spirito assomiglia a una fonte – scriveva il cardinale G. Danneels in una sua lettera pastorale – nulla è così misterioso, così fedele come una sorgente. E’ raro sapere da dove provenga. Appare all’improvviso, sgorga fra due pietre… Ma è bello sedersi presso di essa. E ascoltarla… La pazienza e la fedeltà della fonte sono instancabili. Potete tranquillamente andare a dormire; essa vigila e, al mattino, è al suo posto, fresca e pronta. La fonte è come lo spirito: misterioso, paziente e fedele…
”E’ vero: la fonte è un dono che ci viene continuamente rinnovato. Non dipende da noi e quante volte, all’improvviso, sentiamo la sua freschezza in noi e ci stupiamo. Ma c’è qualcosa che dipende da noi. E il detto ci mette in guardia da un pericolo: possiamo far scomparire questa sorgente di acqua viva. E come? “Se vi getti della terra, scompare”. C’è dunque qualcosa che impedisce all’acqua sorgiva di raggiungere la superficie: lo spessore e la pesantezza di un terreno pietroso e arido. L’immagine biblica del cuore di pietra, oltre alla durezza e all’insensibilità, può richiamare anche questo rischio che è sempre presente in noi: invece di trasformarsi in un terreno irrigato dalla fonte, il nostro cuore è come un grande masso che soffoca lo zampillare della sorgente. Al termine di una giornata, ciascuno potrebbe orientare il proprio esame di coscienza su questa domanda: quale terra, quali pietre ho gettato sulla fonte che è in me? Perché le mie parole, i miei gesti, il mio sguardo, il mio cuore non hanno ricevuto la freschezza dello Spirito?
“Se la scavi, si purifica”. Ecco ciò che dipende da noi. Non solo lasciare sempre libero il nostro cuore perché l’acqua dello Spirito possa zampillare senza sosta, ma andare sempre più in profondità, scavare nella direzione dello Spirito. Scavare con la Parola, scavare con la preghiera, scavare con il silenzio, scavare con l’umiltà, scavare nella lotta e nella pazienza. E, a volte, lasciare che i fratelli scavino in noi: “Il quarto grado di umiltà – dice san Benedetto nella sua Regola – si raggiunge quando nell’obbedire, pur trovandosi di fronte a qualcosa di molto duro e contrariante per la natura, e persino di fronte a ingiustizie di ogni genere, si abbraccia la pazienza con maturo e consapevole silenzio interiore”. Allora il nostro cuore, le nostre parole, i nostri gesti, il nostro sguardo si purificheranno perché avranno la limpidità e la freschezza dell’acqua sorgiva, avranno la fedeltà e la pazienza dello Spirito. Saranno profondi come è profonda la fonte che è nascosta nel nostro cuore.
Adalberto Piovano, Camminare umilmente con Dio, Edizioni San Paolo, Roma 2013